#cosanepensatedi#Perdono o comprensione ?


Cosa ne pensate?  perdonare o comprendere? Quale la strada migliore per facilitare il progresso dell’umanità?

Riprendendo il mio precedente articolo riporto il mio pensiero a tal proposito:

«Si parla tanto di perdono, ma si dovrebbe parlare maggiormente di Comprensione.
Il perdono presuppone che ci si senta superiori.
L’ empatia non perdona comprende.
Forse dovremo smettete di voler sempre valutare gli altri e semplicemente rispettarli per quello che sono. Nel bene e nel male.
Convincersi che sia meglio perdonarli, presuppone che noi ne abbiamo il potere, né il diritto, né tanto meno il dovere.
Nessuno essere umano ha questo potere, né per natura, né per investitura.
Crescere significa anche questo: essere consapevoli di essere piccoli quanto gli altri e non migliori. Non dobbiamo dare lezioni a nessuno.»

7 pensieri su “#cosanepensatedi#Perdono o comprensione ?

  1. Comprendere significa capire.
    Perdonare, invece, significa lasciar andare. Non portare rancore.
    Io che credo in Dio, quando perdono, lo faccio non perché mi sento superiore, anzi, mi faccio un sacco di domande. Cerco di “capire” cosa non ha funzionato, come ristabilire i rapporti, etc. Perché io sto male.Vivo non serenamente.
    Non so se chi comprende, è anche in grado di perdonare. Richiede un grande sforzo.È rivestirsi di umiltà.È chinare il capo.
    Se tutti, imparassimo a considerare l’altro come il nostro specchio,capendo e perdonando, la società sarebbe un bellissimo posto ove vivere.

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  2. riuscire ad abolire i giudizi è l’obiettivo di qualunque essere umano decente. Anche se poi dire “decente” o qualsiasi altro aggettivo è già un giudizio e come vedi si ricade anche non volendo nell’errore. Perdonare, comprendere, la tua distinzione è interessante e ha un suo valore, ma di base la misericordia è la matrice di ognuno di loro.

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    1. Il tuo interessante spunto gorkye, mi ha spinto ad andare a verificare l’esattezza del termine”misericordia” =

      Nobile sentimento di compassione attiva verso l’infelicità altrui, di solito promosso da una virtuosa inclinazione alla pietà o al perdono: avere m. di un povero infelice; Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia! (Manzoni).
      2.
      Attributo di Dio, in quanto giudice benigno e soccorritore degli uomini: Dio è m.; sperare nella m. divina; Signore, m., perdonatemi!; che Dio abbia m. dell’anima sua!; fam. : aspettare la m. di Dio, attendere fatalisticamente l’aiuto del cielo, anziché darsi da fare per risolvere i propri problemi.

      come vedi la misericordia è un altro degli attributi di Dio.
      A tal proposito mi chiedo: possiamo noi essere misericordiosi nei confronti di un altro essere umano senza peraltro sentirci ad esso superiori? Credo che anche in questo caso la misericordia, come il perdono presuppongano un dislivello fra chi ne è beneficiario e chi la dispensa.( E non mi dilungo perchè per entrare nel merito del perdono, non potrei fare a meno di citare l’accezione espressa nelle scritture, che lo vedono come un privilegio destinato solo a chi esercita pentimento).
      La comprensione invece va di pari passo con l’empatia (=soffrire con) ed è l’unico sentimento veramente equo che noi esseri umani dovremmo esercitare gli uni verso gli altri. Presuppone la consapevolezza della propria caducità e imperfezione legata ai limiti della natura umana, e pertanto il dovere di esercitare il rispetto reciproco. Presuppone abbandonare l’ego, la propria centralità narcisistica, e avere uno sguardo distaccato che vada oltre i propri schemi familiari-culturali-personali-sociali-emotivi. Una crescita che va al di là di tutto cio’ che siamo abituati a mettere sul piatto della bilancia. Non devono esserci bilance nè banchi degli imputati. E’difficilissimo ma se riuscissimo a trasferire questo alle nuove generazioni,riuscite solo ad immaginare le potenzialità armoniche che si svilupperebbero?

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      1. Da un punto di vista prettamente semantico il tuo ragionamento ha un senso logico ineccepibile. Sarebbe inutile negarlo. La misericordia è atto divino o tipico di esseripreposti a essere superiori super partes e non inter pares (i giudici ad esempio )
        Però lasciami Eccepire chd la sostanza è invece a mio parere diversa.
        Il tuo ragionamento basato sul sistema sofista porterebbe anche a dire che anche San Francesco (o chi per lui) compisse un’azione di bene disinteressata nei confronti di altri (quindi Anchd ci compie l azione di comprendere secondo la tua accezione )seguirebbe un piacere personale nel farlo e quindi di fatto sarebbe anch’egli un egoista o narcisista come chiunque cerca il soddisfacimento di un proprio bisogno.
        Ed infatti è esattamente così
        Non a caso si parla di sano egoismo e di egoismo chd è degenerazione di esso.
        Inoltre la comprensione a cui accenni che è certamente un atto nobile è qualcosa che non necessariamente soddisfa il beneficiario di tale azione.
        Se ad esempio qualcuno ha compiuto un atto di cui si sente in colpa per avere maturato unA coscienza che lo porta a capire l errore del suo gesto la comprensione può non essere sufficiente. Per sentirsi sollevato del peso causato dalla presa di coscienza può volersi sentire perdonato . Il gesto misericordioso allora per quanto manifestazione di superiorità (apparente) raggiunge un risultato più efficace della semplice comprensione.
        in altre parole io credo ma è solo un’opinione che qualunque visione dogmatica della vita non sia sufficiente a determinare realmente sulla vita degli altri.

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      2. wow! ti ringrazio infinitamente della tua riflessione. la sua profondità mi ha lasciata senza fiato. credo che tu abbia toccato degli aspetti su cui ognuno di noi dovrebbe riflettere. troppo spesso si trascurano gli effetti oltre che le motivazioni delle azioni. Le relazioni sono l’aspetto più complicato e al contempo fragile in cui noi esseri umani ci dobbiamo cimentare. non a caso il frangente in cui riusciamo a commettere gli errori più eclatanti e a causare sofferenze incommensurabili, a noi stessi e/o agli altri. Il punto di vista egoico che ci porta a guardare sempre il mondo dal nostro punto di vista, anche quando esercitato in buona fede, è sempre l’aspetto che più ci induce in errore. in tal senso l’empatia dovrebbe aiutarci a porci nella giusta prospettiva come tu stesso illustri in maniera impeccabile, e cioè il punto di vista dal quale riusciamo a capire come è meglio interagire con l’altro. L’universo delle emozioni è un variegato spettro di colori, dove il bianco e il nero sono solo una parte minima del tutto. Non avevo approfondito il discorso, ma ciò che tu dici in effetti va a sposarsi perfettamente con il mio pensiero, ecco perchè parlo di comprensione, nella sua accezione empatica e non solo razionale o logica degli eventi e delle emozioni altrui. Solo se ci caliamo totalmente nei panni dell’altro possiamo capire cio’ di cui avrebbe bisogno, il motivo per cui agisce o ha agito in una determinata maniera, ed anche come porci innanzi a lui per supportarlo. gli eventi influiscono in maniera spesso pesante nei cuori delle persone, causando traumi ed erigendo muri e corazze. Secondo me approcciarsi ad un altro essere umano dovrebbe essere simile a ciò che fanno gli orientali quando entrano in casa altrui: si tolgono le scarpe ed entrano in punta di piedi, il che è il più grande atto di umano rispetto che una persona possa fare verso un’altra e presuppone un’ umiltà profonda e sincera oltre che intenti non belligeranti.
        <3Grazie di cuore per il tuo contributo<3

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